In scia all'incredibile successo riscosso da Infinity Ward con il suo Modern Warfare, la serie Call of Duty torna alle origini per riabbracciare la Seconda Guerra mondiale. Il passaggio di testimone a Treyarch, sviluppatore del terzo capitolo della saga, ha così decretato un ennesimo tuffo nel passato, questa volta per narrare i conflitti sui territori orientali. Questo rovescio della medaglia ha chiaramente suscitato qualche malumore tra i fan, in particolare dopo che la formula moderna intentata da Infinity Ward aveva portato aria fresca in abbondanza.
Dal punto di vista grafico, Call of Duty: World at War è di primo livello. Le ambientazioni sono ben costruite, i dettagli sono parecchi, gli effetti luce fanno da padroni, vanta le modalità multiplayer e quella contro gli zombi nazisti, nella quale è richiesto di fronteggiare un'invasione di orde di mostri.
Si gioca a due tra l'umidità delle giungle e il freddo polare dei paesi dell'est europeo. Ad accumunare le ambientazioni un solo fattore: il level design. Le sessioni di gioco si rivelano ripetitive. Pad (o mouse e tastiera) alla mano, infatti, si ha la piena sensazione di controllare il proprio soldato e di poter influire pesantemente sulle situazioni proposte.
Video: Call of Duty World at War
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