In principio fu Wikileaks: il sito fondato da Julian Assange, in questi ultimi mesi finito nel mirino di bufere medianiche e critiche a causa della rivelazione di documenti segreti politico-sociali ed economici che hanno sconvolto e riguardato il mondo intero, fa scuola e nonostante la posizione negativa in cui ora esso, nonché il suo stesso fondatore, si trova, sono molti i siti simili che stanno nascendo. Desiderio di informazione, approfondimento, far conoscere al mondo dei ‘normali’ ciò che davvero accade, il vero agire dei ‘grandi’ della Terra, cosa si cela dietro ciò che appaiono operazioni internazionali: qualunque sia lo scopo come Wikileaks cercano di imporsi anche altri portali.
Il primo a nascere è stato OpenLeaks, fondato da alcuni collaboratori dello stesso Assange che hanno deciso di ‘mettersi in proprio’. Al contrario di Wikileaks, OpenLeaks non pubblica i documenti ufficiali secretati, ma ne riporta commenti e testimonianze di terzi, evitando, dunque, di finire nel mirino di grandi polemiche come il suo collega e continuando a mantenere l’anonimato di chi ha rivelato i ‘segreti’. Altra differenza rispetto a WikiLeaks è la gestione comunitaria e non centralizzata del portale.
La parola d’ordine è trasparenza. I responsabili spiegano, infatti, che ‘OpenLeaks non è coinvolto nel rilascio diretto dei documenti. La nostra intenzione è di agire, per quanto possibile, come mero veicoli’. Altra novità è Localeaks, nato da un gruppo di neolaureati e che protegge l’anonimato facendo da sponda per 1400 quotidiani americani attraverso un modulo online. Al-Jazeera ha aperto il servizio simile Transparency Unit 4; stesso dicasi per il New York Post. La filosofia di questi siti è evita di esporsi così tanto come Wikileaks per non compromettersi troppo.
Video: Le rivelazioni di Wikileaks
Video: Rivelazioni Wikileaks sull'Italia